Gabriele Gobbo sperimenta la divulgazione culturale tramite musica e AI

Gabriele Gobbo, divulgatore friulano, trasforma i suoi articoli divulgativi in brani rock generati con l’AI: nasce un nuovo linguaggio per comunicare la cultura digitale. Ma i veri artisti, avverte, rimarranno imprescindibili nell’arte musicale.

I suoi articoli parlano di , cultura digitale e intelligenza artificiale. Ora Gabriele Gobbo, divulgatore friulano da oltre trent’anni impegnato nella comunicazione tech, li ha trasformati in canzoni rock. Ma non si tratta di semplici ispirazioni musicali: i testi delle canzoni coincidono parola per parola con gli articoli originali, pubblicati sul suo blog. Un’operazione originale, inedita, dove l’intelligenza artificiale è solo uno strumento al servizio della creatività umana.

«La vera sfida – spiega Gobbo – è stata trasformare in parole nate per essere lette. Volevo spingere oltre i confini della divulgazione, senza tradire l’integrità del contenuto originale. Credo che la sperimentazione sia l’unico modo per non rimanere fermi. E la creatività umana, anche nell’epoca dell’AI, resta il cuore di tutto. Ovviamente, la vera musica la fanno i veri artisti, che sono e resteranno imprescindibili. Questo progetto non vuole sostituirli, ma solo esplorare nuove strade della comunicazione attraverso il digitale».



Il progetto, infatti, non ha nulla a che vedere con la scrittura di canzoni in senso tradizionale. Si tratta, piuttosto, di un esperimento che mescola divulgazione, musica e tecnologie generative per raccontare temi complessi in modo nuovo e accessibile. I primi due articoli già convertiti in brani trattano del fenomeno del quantum computing e della presenza invasiva dei banner popup sul web. Entrambi mantengono lo stile diretto, ironico e provocatorio che da anni caratterizza la produzione di Gabriele Gobbo.

Il processo non è stato immediato: ogni brano ha richiesto diversi tentativi, aggiustamenti e interventi. «Non è un “clic e via” e generi una hit da classifica, come molti credono. L’AI è solo una delle penne. La mano che crea resta umana», commenta Gobbo.

Il risultato sono brani rock orecchiabili e ritmati, che potrebbero facilmente trovare spazio nelle playlist musicali di qualsiasi utente, sebbene lontani da essere suonati dal vivo. Ogni canzone è accompagnata da un digitale creato con montaggio artigianale, che unisce scene reali, effetti post-apocalittici e grafiche in stile VHS rovinato, per potenziare anche visivamente il messaggio.

«Non è un’epoca facile. Ma è l’unica che abbiamo», sottolinea Gobbo, che già annuncia l’arrivo di nuovi brani. «Ad oggi sono due gli articoli trasformati in canzoni, ma questo è solo l’inizio».

I brani pubblicati finora si intitolano STOP POP-UP! e HYPE HYPE, HURRÀ!, entrambi disponibili online con videoclip. Il progetto rappresenta una nuova direzione nella divulgazione della cultura digitale, dove l’intelligenza artificiale non sostituisce, ma amplifica le possibilità espressive dell’essere umano.

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